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venerdì 5 novembre 2010
The Cocktail Lab: a social experiment in mixology
Anche questo mese il numero di Wired Us su iPad è riuscito a ottenere l'effetto wow già alla seconda pagina. E non con un contenuto editoriale, ma con una pubblicità, per giunta.
Come molti forse sapranno, Wired Us su iPad non è una semplice rivista, è qualcosa di unico nel suo genere (almeno per ora) a livello mondiale. Sì, perchè uno si aspetta semplicemente di "sfogliare" una rivista su un dispositivo elettronico, ma qui c'è molto, molto di più. C'è interazione a 360°, ci sono audio, video, giochi e immagini interattive (immaginate un articolo di una normale rivista, con una grande foto nel mezzo che raffigura più oggetti e immaginate che, ogni volta che cliccate su un oggetto, accada qualcosa: spunta un altro oggetto nella pagina, si attiva un video dove un tizio dentro un televisore ti parla di quell'argomento, si attiva un suono connesso a quell'oggetto, etc).
Ieri sera ho scaricato il terzo numero di Wired e, subito dopo la copertina, la schermata presentava una pubblicità. Questo si capiva a colpo d'occhio perchè campeggiava una bottiglia con scritto "Tequila 100% de Agave" e sotto "Silver Patròn". Poi accanto c'era un pay off in grande. Io, però, quello che era scritto non l'ho neppure letto perchè la mia attenzione è stata subito catturata da un rettangolino in basso dove era scritto "START". Se in una pubblicità siamo abituati a vedere scritte che ci dicono quanto buono è quel prodotto, siamo meno abituati a vedere pulsanti con scritto Start (soprattutto su quella che dovrebbe essere una rivista!), che fanno subito pensare che, dopo aver fatto click, qualcosa accadrà.
Clicco su start e mi appare la pagina di login di Facebook. Resto un pò spiazzata, perchè mi aspettavo un video (ad esempio, nelle pubblicità che si trovano nelle riviste su iPad italiane si trova la pubblicità della Vodafone e, una volta cliccato sul pulsante play, parte il video con Totti e Hilary che già conosciamo dalla pubblicità televisiva)...e allora torno indietro a leggere bene. Quello che avevo scambiato per un pay off in realtà diceva (in inglese) "Patròn sta portando avanti un social media experiment" e sotto, più in piccolo, "Abbiamo dato la caccia senza sosta a nuovi grandi cocktail. Poi abbiamo pensato a quante "libagioni" sono state inventate e perse per sempre..."
Infine capisco il perchè della schermata di Facebook. Perchè Patròn aveva creato Patròn Cocktail Lab su FB dove era possibile caricare l'immagine e gli ingredienti del cocktail creato e votare i migliori.
A questo punto ho cliccato nuovamente su start e sono entrata nella fan page di questa Tequila, Patron Cocktail Lab. La descrizione sotto la foto dice "A mixology think tank, powered by you. In the search of the perfect drink." Fondata nel 2010, la pagina conta più di 17.000 fans.
Entrando nell'applicazione è possibile accedere al form dove si può caricare la foto del cocktail appena creato, indicare il nome che gli abbiamo dato e fare la lista degli ingredienti. Una volta completato il form, il cocktail da noi creato sarà pubblicato e potrà essere votato.
Una bella iniziativa, a costo molto basso, per ottenere ampia visibilità, per fidelizzare le persone al proprio brand e, soprattutto, per far sentire importanti proprio le persone. Infatti, come recita lo slogan della pagina del Cocktail Lab, Cocktail ideas and inspiration from someone who knows best: YOU.
E a proposito del costo nullo di creare questa fan page, non posso non consigliare un libro che ho cominciato a leggere proprio ieri (su iPad, che costa meno rispetto alla versione cartacea) ma che mi ha già conquistato, Gratis, di Chris Anderson (proprio lui, il direttore di Wired Us).
"Qui sta il paradosso del Gratis: c'è gente che guadagna un mucchio di soldi, senza farsi pagare niente".
Ecco, Patròn Tequila mi sembrava un bell'esempio di quello che si può ottenere con il Gratis, un esempio da condividere con chi non ha la possibilità di acquistare Wired su iPad (ma sicuramente è su Facebook!).
Grazie a Wired US for iPad che è sempre un passo avanti (ma ci vuole davvero poco a essere un passo avanti rispetto a quello che si può vedere, in questo settore, in Italia) e che mi fa quasi sentire come se in questo momento, al posto di essere a Milano, mi trovassi in uno Starbucks a New York a "sfogliare" questo "magazine interattivo", grazie ad una free wifi connection (ancora un'utopia, purtroppo, in Italia).
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